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Moda e plastica riciclata: l’unione fa la forza

Updated: Jul 7, 2020

Due settori apparentemente distanti quelli della moda e della plastica. In realtà essi sono più vicini di quanto si possa immaginare. Ecco come la plastica riciclata può aiutare l’industria della moda a diventare più ecosostenibile.



I vestiti che indossiamo sono green?


Quando ci chiediamo quali siano le industrie che provocano i maggiori danni all'ambiente, solitamente annoveriamo nella lista l'industria manifatturiera, quella energetica, quella dei trasporti e magari anche quella alimentare. Non siamo consapevoli però che l'industria fashion si colloca al secondo posto di questa infelice classifica. Lo stabilisce la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo. I dati delle Nazioni Unite indicano che ogni anno 93 miliardi di metri cubi d’acqua vengono utilizzati dall'industria della moda. Basti pensare che per produrre un paio di jeans, sono necessari 7500 litri d’acqua, equivalenti al fabbisogno idrico medio di una persona in un periodo di sette anni. Inoltre, questo settore produttivo è responsabile di una quantità di emissioni CO2 maggiore di quella rilasciata dall'insieme di tutti gli spostamenti aerei e navali del mondo. Per di più, mezzo milione di tonnellate di microfibre, corrispondenti a circa 3 milioni di barili di petrolio, finiscono nell'oceano ogni anno. Il modello di business che domina il settore è quello della “fast fashion”, che offre ai consumatori su base continua nuove collezioni a prezzi molto competitivi. Gli esperti del settore affermano che la produzione di vestiti è raddoppiata tra il 2000 e il 2014, e che perciò è fondamentale che i capi d’abbigliamento siano prodotti nel modo più etico e sostenibile possibile.


Patagonia


Un’azienda che ha fatto dell’etica e della sostenibilità i propri cavalli di battaglia è Patagonia, fondata nel 1973 negli Stati Uniti. Già dal lontano 1993, questo brand ha iniziato a sviluppare il proprio abbigliamento outdoor servendosi di materiale riciclato, più specificatamente della plastica. In particolare, Patagonia ricicla bottiglie di soda usate, tessuti di seconda scelta inutilizzabili e capi dismessi, trasformandoli in fibre di poliestere per creare nuovi capi di abbigliamento. Ad oggi essi utilizzano quantità minime di poliestere vergine e si stanno adoperando per convertire anche il restante quantitativo in materiale riciclato.

Nella stagione autunnale del 2019 il 78% dei loro tessuti in poliestere è stato prodotto con poliestere riciclato. Grazie a questa strategia essi hanno ridotto le emissioni di CO2 del 59% rispetto a quelle che avrebbero emesso utilizzando esclusivamente fibra di poliestere vergine. Uno degli obiettivi a breve termine di Patagonia è quello di riutilizzare i rifiuti plastici raccolti negli oceani. (Se non hai ancora letto l'articolo “Caccia alla plastica: le nuove frontiere della raccolta in mare” vai a scoprirlo cliccando sul link). Nel lungo termine l'azienda si impegna a cercare nuove tecnologie per il riciclo chimico che permettano il riciclo dei capi stessi.


“Noi di Patagonia sappiamo perfettamente che tutte le forme di vita sulla Terra rischiano l'estinzione. Vogliamo utilizzare tutte le risorse in nostro possesso - il nostro business, i nostri investimenti, la nostra voce e la nostra immaginazione - per far sì che ciò non accada.”



Il poliestere: un materiale dinamico


Il "poliestere" (più comunemente noto come PET) è una delle fibre sintetiche più utilizzate nel settore tessile, può essere lavorato da solo (come nella realizzazione del “pile”) oppure insieme ad altre fibre sintetiche o naturali (come il cotone). Negli ultimi anni, grazie a nuove tecnologie e a moderne lavorazioni, questa fibra è stata notevolmente migliorata ed è stata resa più versatile e adatta a diverse condizioni d'uso. Nel settore dell’abbigliamento il poliestere è principalmente utilizzato come imbottitura per indumenti invernali, come fibra di partenza per ottenere ilpile” e come materiale traspirante per l’abbigliamento tecnico-sportivo. Inoltre, è una fibra che viene inserita nella realizzazione di qualsiasi altro capo di abbigliamento moderno: t-shirt, polo, felpe, camicie, pantaloni, tute, giubbotti, guanti, berretti, ecc. Questo materiale polivalente può dare origine sia a tessuti estremamente leggeri e traspiranti, sia a tessuti particolarmente resistenti, idrorepellenti e molto compatti; inoltre, se opportunamente lavorato, può risultare molto morbido e vellutato al tatto.



La lavorazione del poliestere


Nella fase di sintesi le molecole vengono associate tra loro, mediante reazioni chimiche di polimerizzazione, dando luogo a materiali solidi (grani o fiocchi detti flakes) per essere facilmente trasportati e lavorati. Nella fase di filatura i polimeri vengono innanzi tutto resi liquidi, mediante fusione o dissoluzione ed “estrusi”, cioè fatti passare attraverso filiere le cui piccolissime fessure variano in forma (circolari, triangolari, etc.), dimensioni e numero con le caratteristiche del filo da produrre. All’uscita delle filiere, le bave sono consolidate per raffreddamento. A questo punto, formatosi il filo, questa fibra chimica viene trattata con prodotti antistatici ed infine avvolta su bobine e passata allo stiro.



Noi di Soluzioni Plastiche ci occupiamo di fornire il granulo o il macinato migliore per la creazione delle fibre di poliestere. Agiamo nel rispetto dell’ambiente, riconvertendo rifiuti plastici di diverso genere in questa nuova materia prima. Il nostro obiettivo è quello di favorire il riutilizzo della plastica e la diminuzione degli sprechi, diminuendo così le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.


 

Fonti:




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