Sembra quasi impossibile che dalla plastica si riesca a ricavare gas idrogeno, necessario per dare energia alle autovetture e non solo. Questa innovazione potrebbe essere il punto di svolta per il riciclo della plastica e un innovativo processo di economia circolare.
È settembre 2018 quando un gruppo di scienziati della Swansea University in Galles, nel Regno Unito, scopre un processo in grado di convertire la plastica in gas idrogeno puro.
Questa ricerca si basa sul processo di reforming solare delle materie plastiche ossia l’utilizzo del calore per ottenere l’idrogeno. I chimici, in questa ricerca, si sono focalizzati su tre polimeri plastici principali: l’acido polilattico (PLA) un poliestere termoplastico a base vegetale, il polietilene tereftalato (PET) ossia il materiale principale che compone le bottiglie di plastica e il poliuretano (PU).
Il processo di trasformazione della plastica in gas idrogeno vede l’utilizzo della tecnica di foto-reforming ossia, in termini semplificati, si tratta di un procedimento in cui ai polimeri plastici bisogna aggiungere un materiale che assorbe la luce, immergerlo in una soluzione acquosa alcalina ed esporlo ai raggi solari per trasformare quelle molecole in idrogeno. Questa procedura è innovativa non solo per il suo funzionamento con pressione e temperature ambientali e non create in laboratorio ma anche per il fatto che i rifiuti utilizzati non devono essere puliti o lavati prima del trattamento e questo porta ad una riduzione dei costi di produzione rispetto ad altri processi di riciclo in cui la plastica deve essere pulita e lavata; in più i polimeri di scarto, una volta completato il processo diventano prodotti organici come il formiato, acetato e piruvato che si possono utilizzare in altri procedimenti.
Anche in Italia si sta studiando questo processo innovativo grazie alla collaborazione tra Eni e Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) che hanno deciso di concentrarsi sull’utilizzo di materiali non riciclabili per creare l’idrogeno. Più precisamente le due parti hanno deciso di concentrarsi sul Plasmix, un materiale riciclato derivante dai rifiuti in plastica ridotti in scaglie e ritrasformati in materia prima, il quale, però, non si può riciclare ulteriormente ma può essere utilizzato per creare idrogeno.
Guardando i dati messi a disposizione da Corepla, nel 2017 erano 470 mila le tonnellate di rifiuti plastici che non trovavano ancora posto nella fase di riciclo, grazie a questa tecnologia innovativa, invece, sarà possibile dismettere anche i prodotti in plastica non riciclabile creando stazioni di rifornimento per idrogeno ecologico e sviluppando percorsi di economia circolare.
L’unico problema in questo progetto però, è l’entità degli investimenti necessari per questo settore di cui, in Italia, non si è ancora parlato.
E dire che la capacità di questo carburante di adattarsi a lunghe distanze e al trasporto pesante lo renderebbero un’ottima risorsa rinnovabile, tanto che è stata calcolata una stima sulle emissioni di Co2 che sarebbero pari a 100 milioni di tonnellate annue in meno.
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